Il restauro del dipinto di Santa Teresa d’Avila

Intervento promosso nel corso dell’annata 2013/2014 dal Rotary Club Pisa

L’intervento di restauro, che viene ad inserirsi nell’ideale prosecuzione della prospettiva degli interventi promossi nel corso dell’annata 2013/2014 dal Rotary Club Pisa per la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio culturale cittadino e al quale hanno dato l’assenso ad una loro partecipazione, sostenendone, nella misura di un terzo ciascuno, gli oneri il Rotary Club Pisa Galilei e il Rotary Club Pisa Pacinotti, trova inoltre una sua coerente ed armonica adesione alla cornice delle manifestazioni che in questo 2015 celebrano, in tutto il mondo, il sesto centenario della nascita della santa e, opportunamente pubblicizzato anche attraverso gli organi di stampa nazionali, e non solo di ambito locale, può contribuire a rafforzare l’immagine del Rotary Club Pisa in città, nella regione e, più in generale, in Italia.

Al primo Altare , entrando in Chiesa sulla mano dritta, delle Sorelle di Santa Teresa, vi è il Transito di detta Santa”. Così descritto, all’inizio della sezione dedicata alla Chiesa di Santa Maria del Carmine, nella prima guida a stampa della città di Pisa (P. Titi, Guida per il passeggiere dilettante di pittura, scultura, ed architettura nella città di Pisa, In Lucca, MDCCLI, p. 228), il grande dipinto realizzato per l’altare a sinistra della controfacciata, dedicato a Santa Teresa d’Avila e dal 1632 riservato alle monache carmelitane (per la loro introduzione a Pisa cfr. Pisa, Archivio del Convento di Santa Maria del Carmine, Miscellanea Manoscritti, n.n., “Libro intitolato Diario Pisano con aggiunte di varie notizie. Fatica di fra Boccardo Domenico Sbragia Carmelitano Pisano l’anno 1753″, c. 187 r.), dal senese Crescenzio Gambarelli nel 1622, come attesta la firma e la data presente in basso a sinistra sulla tela, quando ad appena trenta anni dalla morte Gregorio XV Ludovisi, il 12 marzo di quell’anno, elevò all’onore degli altari, canonizzandola assieme a Ignazio di Loiola, Francesco Saverio, Isidoro Agricola e Filippo Neri, la santa castigliana (cfr. M. Gotor, La canonizzazione dei Santi spagnoli nella Roma barocca, in Roma y Espana. Un crisol de la cultura europea en la Etad Moderna, Atti del convegno Roma 8 – 12 maggio 2007, Madrid, 2007, p. 621 s.), è finora rimasto in ombra. Non a caso Alessandro da Morrona nella sua Pisa illustrata dedica alla tela poco più che un cenno (“Poco ci fermeremo sul primo Altare presso la porta sulla dritta di chi entra ove il Tronci afferma esserci la S. Teresa di mano di Cosimo Gamberelli senese”: vol. III, Pisa, 1793, p. 286. = II ed., Livorno, 1812, vol. III, p. 274), né la letteratura successiva sembra essersi soffermata su questo dipinto. Ancora in anni a noi più recenti il quadro, il cui soggetto raffigura la trasverberazione di Santa Teresa d’Avila, si è meritato giudizi assai severi da parte di Roberto Contini, che se da un lato dichiara il Gambarelli “un pittore senese di terz’ordine […] che nelle scenette minori annaspa addirittura sotto il livello di guardia della professionalità”, segnala tuttavia il rilievo che il dipinto ha per gli aspetti iconografici, costituendo una delle primissime testimonianze del tema della Visione di Santa Teresa soggetto destinato a larghissima fortuna nell’imagerie seicentesca della santa castigliana (R. Contini, Pisa e inon pisani: un’antologia pittorica, in R.P. Ciardi – R. Contini – G. Papi, Pittura a Pisa tra Manierismo e Barocco, Pisa, 1992, p. 160 s.).

Pure, le ricerche di Marco Ciampolini sulla pittura senese del Seicento, recentissimamente pubblicate, hanno condotto ad un giudizio più meditato e fondato su una più estesa base documentaria circa il Gambarelli, gettando una nuova luce sulla sua attività, di cui la tela pisana rappresenta, al momento, il più tardo esito finora noto (cfr. M. Ciampolini, Pittori senesi del Seicento, Siena, 2012, vol. I, ad vocem).

Lo stato di conservazione del dipinto, una grande tela di m. 2,40 x 1,50, entro una sontuosa cornice lignea in cui sono inseriti sedici piccoli quadretti su tavola con episodi della vita della santa, sorta di piccola enciclopedia di tono popolare destinata ad ammaestrare la devozione dei fedeli, appare non particolarmente felice, presentandosi la superficie pittorica compromessa da un esteso ed uniforme deposito di nerofumo, che unitamente all’offuscamento e all’ingiallimento delle vernici alterano la visione del quadro. A tutto ciò si aggiunga che ricerche tra le carte dell’archivio della chiesa hanno consentito di conoscere che la tela ha subito un intervento di restauro subito dopo il 1870 “per causa di una disgrazia avvenuta nell’anno 1870 mentre si stava restaurando la chiesa per la caduta di uno scalone che urtò la tela e la divise in due parti” (Pisa, Archivio del Convento di Santa Maria del Carmine, Miscellanea Manoscritti, n.n., “Il Carmine di Pisa. Notizie storiche ed iscrizioni lapidarie raccolte da F.B.S. di Pisa figlio del medesimo convento 1870-1871, p. 12 s. [l’autore è Padre Benedetto Salvini]). Questo intervento, che ha risarcito lo squarcio, intervenendo verosimilmente anche su almeno una porzione della pellicola pittorica, ha contribuito ad alterare la lettura del dipinto.

Testimone della precocità del culto di Santa Teresa a Pisa, il quadro merita indubbiamente un’attenzione maggiore di quanto fino ad oggi accordatagli.

L’intervento di restauro, che viene ad inserirsi nell’ideale prosecuzione della prospettiva degli interventi promossi nel corso dell’annata 2013/2014 dal Rotary Club Pisa per la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio culturale cittadino e al quale hanno dato l’assenso ad una loro partecipazione, sostenendone, nella misura di un terzo ciascuno, gli oneri il Rotary Club Pisa Galilei e il Rotary Club Pisa Pacinotti, trova inoltre una sua coerente ed armonica adesione alla cornice delle manifestazioni che in questo 2015 celebrano, in tutto il mondo, il sesto centenario della nascita della santa e, opportunamente pubblicizzato anche attraverso gli organi di stampa nazionali, e non solo di ambito locale, può contribuire a rafforzare l’immagine del Rotary Club Pisa in città, nella regione e, più in generale, in Italia.

Stefano Bruni